La
luce quasi eterea, come prodotta da un'aurora boreale, iniziava ad
illuminare la piccola stanza dipingendo di tinte vacue e refrattarie lo scarno
arredamento presente. Il pavimento era ricoperto da
mattonelle di una tonalità bluastra che ricordava certi fiori tropicali solcati
da gocce di rugiada.
Niente altro. Nessuna porta, nessun mobile, una sola finestra. Per altro tutta appannata, giusto a rivelare che quella stanza era in contatto con l'esterno. A modo suo. C'era poi una scrivania posta in un angolo, ed una culla ricoperta da un drappo di seta bluastro proprio al centro della stanza. Una piccola mano cominciò a scostare il drappo di seta fino ad aprirsi un varco in quel dedalo di pieghe, poi la piccola testa di un neonato si affacciò curiosa sul bordo della culla. Ben presto il piccolo sembrò completamente sbilanciato verso una rovinosa caduta sul pavimento, ma non sembrava spaventato anzi, forse era proprio quello che voleva.
Niente altro. Nessuna porta, nessun mobile, una sola finestra. Per altro tutta appannata, giusto a rivelare che quella stanza era in contatto con l'esterno. A modo suo. C'era poi una scrivania posta in un angolo, ed una culla ricoperta da un drappo di seta bluastro proprio al centro della stanza. Una piccola mano cominciò a scostare il drappo di seta fino ad aprirsi un varco in quel dedalo di pieghe, poi la piccola testa di un neonato si affacciò curiosa sul bordo della culla. Ben presto il piccolo sembrò completamente sbilanciato verso una rovinosa caduta sul pavimento, ma non sembrava spaventato anzi, forse era proprio quello che voleva.
Cadde così sulle fredde
mattonelle della stanza ed a fatica riuscì a mettersi a gattoni per poi
cominciare ad avanzare verso la scrivania. Si fermò solo per un attimo ad
ammirare il riverbero delle luci azzurrognole poi, arrivato alla sedia, alzò la
testolina ed iniziò a scalare le gambe di legno. Passo dopo passo riuscì a raggiungere
la cima e ad assumere una posizione vagamente seduta e avvicinò a sé un foglio di carta bianca. Poi notò un
vecchio calamaio con una lunga penna d'oca che sembrava essere apparsa dalle
ombre come dal nulla. Sollevò lentamente la penna e, accarezzandola, provò una
strana sensazione. Immerse la penna nell'inchiostro e, dopo aver osservato una
goccia di liquido nero cadere sul tavolo, cominciò a scrivere....”Simon”
Primo piano sulla fiamma di
una candela. Il neonato soffiò sulla piccola fiammella spengendola. Non aveva
notato la candela quando aveva cominciato a scrivere, ma adesso che guardava
meglio si accorse che non aveva notato nemmeno il grande orologio a pendolo
dietro di lui. Piegò la testolina di lato e cominciò ad ondeggiarla a ritmo. Tic, tac,
tic, tac, tic, tac, tic, tac, tic, tac, tic, tac, tic, tac.
Il piccolo non sapeva leggere ovviamente,
ma riuscì a vedere che le ore erano messe a caso sul quadrante e che le
lancette erano pressoché inesistenti.
Lasciò cadere la penna d'oca quando sentì che il livello dell'acqua
aveva raggiunto la punta dei suoi piedini. Quella nuova sensazione lo fece
sorridere e restò, come incantato, a fissare quelle strane creaturine che si
contorcevano sotto la superficie illuminata dal riflesso della luna. Molti girini nuotavano in grossi banchi, muovendosi
all'unisono fermandosi solo per sbirciare fuori dall'acqua. Alcune grosse anguille saettavano tra le gambe
di legno della sedia emanando bagliori argentei. Fortunatamente il livello dell'acqua cessò di salire quasi subito lasciando
che alcuni variopinti pesci pagliaccio solleticassero le palme dei piccoli
piedi del neonato che, sorridendo, appallottolò il foglio di carta e lo
gettò nell'acqua.
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Quella palla informe di cellulosa vagava come senza meta sul liquido
finché non si fermò e sprofondò come strattonata da una forza misteriosa.
Il piccolo sgranò gli occhioni per vedere meglio la sua pallina che si
allontanava verso il fondo poi, incrociò le braccia e, per un istante, sembrò
che capisse veramente quello che presto sarebbe successo. Una botola si aprì nel pavimento risucchiando
l'acqua e tutti i pesci che vi nuotavano facendoli scomparire chissà dove. Un
unico pesce rimase nell'angolo opposto della stanza, e agonizzante boccheggiava
cercando di respirare il liquido che non riusciva più a trovare. Il neonato
aprì un cassetto da cui prese una piccola canna da pesca. La montò e gettò
l'esca verso il pesce che, puntualmente, abboccò. Poi iniziò a girare il
mulinello e ad osservare il pesce che veniva trascinato fino all'estremità del
cassetto; dove poi lo ripose chiudendolo con una chiave a forma di balena.
Il bambino pensò che l'ombra che poteva intravedere fuori della
finestra fosse solo generata da qualche riflesso lunare, ma quando questa si spalancò lasciando entrare una forte corrente d'aria mista a finissime gocce di
pioggia, capì che non era proprio così. Un grosso rapace entrò nella stanzina
sbattendo le ali, poi fece un giro veloce e si appollaiò sul tavolo, proprio
accanto al bambino. I due restarono a fissarsi per alcuni secondi, come se
studiassero la prossima mossa da fare. Infatti il bambino buttò tutti i fogli
che erano sul tavolo e spostò l'alfiere nero in una posizione migliore. Il
rapace sollevò pesantemente una zampa e fece avanzare un pedone di due caselle.
Il bambino guardò la scacchiera di marmo e scosse la testolina poi, come
illuminato da un'idea improvvisa fece arretrare il cavallo nero. Il grosso
rapace emise un forte verso di disappunto e volò sul bordo della finestra
ancora aperta.
Scacco matto; pensò, e con la manina stese il re sul fianco. Il suo
avversario non c'era più, era volato via dalla finestra, ma al suo posto adesso
c'era un vecchio televisore in bianco e nero.
Con la manina girò una manopola e alcune immagini iniziarono a
visualizzarsi sullo schermo. Presto però si fecero sfuocate ed il neonato stufo
scese dalla grossa sedia e si tuffò come i pesci nella botola, scomparendo
dalla stanza.
Fuori della finestra il grosso rapace si avvicinò su un ramo e sembrò deluso di non aver visto quello
che stava trasmettendo il televisore. Poi vide il suo re steso di fianco ed il
piccolo che non c’era più.
“Buona vita Simon”. Pensò.
Nello
stesso momento, in un ospedale, un bambino che non sarebbe dovuto nascere,
veniva alla luce.I genitori lo chiameranno Simon.
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