martedì 9 aprile 2013

Una strada nella Nebbia.


Colonna Sonora: Cemetery Gate (D.Knight Edit), Pantera



Finalmente dopo due settimane aveva smesso di piovere. Quella notte di primavera era proprio quello che ci voleva per svagarsi. Musica, donne, musica, ancora donne e le ore passarono via in fretta. Così in fretta che Raul e Maximilian si erano dimenticati che l'indomani avrebbero dovuto lavorare entrambi. Stavano viaggiando in direzione “casa” sulla statale ormai deserta; la nebbia notturna stava salendo ma la visibilità non era male anzi, i lampioni che illuminavano la carreggiata riflettevano la loro luce sull'asfalto ancora umido e lucido. “Grande serata”...disse Raul “erano mesi che non ci divertivamo così...”. Maximilian rispose annuendo con la testa mentre si accendeva la sigaretta appena fatta. Abbassò leggermente il finestrino e lasciò che la nuvoletta di fumo che aveva appena creato uscisse dall'abitacolo. Accese lo stereo e sintonizzò la frequenza sull'unica stazione che a quell'ora trasmetteva qualcosa di decente. “Potresti smetterla di appestarmi la macchina...”disse Raul rivolto all'amico...ma questo era attratto da qualcosa ad alcune decine di metri da loro. “Fermati!”disse... Raul rallentò istintivamente e notò una ragazza che stava camminando sul bordo della strada. Indossava solo un vestito leggero bianco evanescente ed era visibilmente stanca e turbata. “Sentiamo se ha bisogno di aiuto Raul...” disse Max. Raul non era molto convinto, ma non sapeva cosa fare e l'amico se ne accorse. “Dai, è solo una ragazza! Non avrai paura di lei? Guarda che i fantasmi che chiedono passaggi sono solo nei film e nei romanzi!” e strattonandogli la manica della giacca lo obbligò praticamente a fermarsi. La ragazza si avvicinò subito alla macchina mentre Max abbassò il finestrino. “Hai bisogno di aiuto?” le chiese. “Ho avuto un piccolo incidente e la macchina non ne ha voluto sapere di ripartire, dato che abito a pochi chilometri da qui mi sono incamminata....potreste darmi un passaggio?” rispose. Max non se lo fece ripetere due volte e le fece cenno di salire. “...ha avuto un incidente...” ripetè Raul prima che fosse salita. “Falla finita....” fu la secca risposta dell'amico. Ripartirono quasi subito, mentre lo stereo della macchina smise di funzionare. I due si scambiarono un'occhiata. “Allora...dove ti portiamo?” chiese Raul. La ragazza indicò la strada aggiungendo solamente... “poco più avanti.” Non era molto loquace, forse l'incidente l'aveva stressata più del previsto o forse non aveva semplicemente niente da dire a due sconosciuti. “Come ti chiami?”...affondò Max. “Maria”, rispose... “ecco...dopo quel lampione prendete la stradina sterrata e sono arrivata.” Raul mise la freccia e picchiò con una mano sulla coscia di Max, indicandogli il cartello piantato all'incrocio. C'era scritto....Cimitero. Adesso anche Max aveva perso il suo ottimismo. Le storie raccontano di spettri che si fanno riportare al cimitero in cui sono sepolti, e a coloro che li aiutano spesso accadono cose spaventose o finiscono per scomparire come avevano visto perfino su un video di youtube. Una goccia solcò la fronte di Max, che adesso stava osservando nello specchietto retrovisore il colore pallido della ragazza ed il suo sguardo vitreo e perso nel vuoto. Raul frenò la macchina proprio davanti al grande cancello del cimitero, mentre i fari illuminarono un gatto che stava riposando. C'era solamente il cancello semiaperto, una casa buia in fondo alla piazzola e centinaia di lumini che stavano puntati come occhi sulla macchina. Maria scese e fece per avvicinarsi al finestrino anteriore, ma i due ragazzi ripartirono sgommando sulla ghiaia tirando un sospiro di sollievo. Che maniere! Pensò la ragazza. Poi avanzò verso l'ingresso del cimitero con passo etereo. In lontananza il becchino stava ricoprendo una fossa preparata il giorno prima. La ragazza si portò alle sue spalle e rimase un po' in silenzio ad osservarlo. “Come mai sei fuori a quest'ora, papa?” chiese. Il becchino si voltò di scatto impaurito... “Maria!!” esclamò facendo cadere la pala, “non ti avevo sentito arrivare...mi fai prendere un colpo a momenti... Stavo finendo di ricoprire questa fossa. Domani ci sarà una celebrazione e voglio che sia tutto in ordine....me ne sono ricordato solo adesso...accidenti alla mia testaccia di vecchio...”. Maria si chinò sulla lapide e notò le foto illuminate dalla torcia a petrolio che aveva suo padre, poi caddè in ginocchio stravolta. “Lo so che è una brutta faccenda” disse il becchino appoggiandole una mano sulla spalla, “Sono due fratelli morti in un incidente proprio un anno fa. La loro macchina si schiantò ad alcuni chilometri da qui....così giovani....”. I nomi sulla lapide riportavano “Raul e Maximilian Ross”.

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