mercoledì 17 aprile 2013

Spighe


Colonna sonora: "Luci' fer, you got some ' splainin' to do!" di Jay Gruska




Quel campo recintato era sempre stato una meta ambiziosa per i bambini di quel piccolo paesino di provincia. Una volta era tutto aperto, ed il massimo che potevano incontrarci era qualche contadinotto infastidito dalla loro presenza. Ma ora era diverso. Da quando quel campo era stato comprato da una multinazionale semisconosciuta che aveva recintato tutto con  alti recinti metallici, si susseguivano le storie e le leggende più disparate. Quando i tre  bambini, poco più che undicenni, trovarono quell’apertura nella rete che sembrava quasi invitarli ad entrare, non ci misero molto a decidere di addentrarsi in quel campo di grano misterioso. Era una splendida giornata di sole di luglio e le spighe di grano sovrastavano in altezza tutti e tre di almeno un metro. Il bambino che apriva la piccola fila, Walter, era quello un po’ più grande degli altri due, poi seguiva Shara, una bambina sempre sorridente con due lunghe trecce biondo oro. Infine c’era Michael, l’intellettuale del gruppo, con una notevole parlantina per la sua età ed un paio di occhiali spessi ad ingrandirgli gli occhi. “Secondo me era meglio non entrare…” bisbigliò Michael. “Fifone!” tuono Walter “Cosa vuoi che ci sia di così spaventoso in un campo di grano!” Rispose spavaldo, ma in realtà non era per niente convinto; soprattutto quando una grossa ombra a forma di croce si stagliò sul terriccio tra le spighe. I tre si fermarono ed alzarono la testa all’unisono abbagliati dal sole. Un grosso spaventapasseri stava lì. Immobile. A fare da guardia in quei metri di grano. Non c’erano corvi ed i suoi occhi di bottoni sembrava fissassero proprio il gruppo. Nessuno dei tre disse niente; rimasero solamente immobili a fissare quell’ammasso di paglia, stracci e rami secchi. Poi accadde. Accadde davvero. Lo spaventapasseri ruotò velocemente la testa e allungò una delle sue pseudobraccia verso i bambini cercando di afferrarli. I tre fuggirono a gambe levate urlando, facendosi strada tra le spighe per ritrovare l’uscita da quel campo convinti che quello spaventapasseri fosse sceso e stesse correndo dietro di loro. Troppo tardi si resero conto di essere da soli. Walter adesso non era più tanto spavaldo e sicuro. “Dove siete??” Gridò. Ma non ottenne nessuna risposta. Shara invece lo aveva sentito ma per il fiatone della corsa non riusciva a rispondergli. Dovevano essersi divisi di alcuni metri, ma tra tutte quelle righe giallo oro prodotte dal grano sembravano chilometri. Michael era rimasto più indietro di tutti e solo quando smise di correre si accorse di essere solo e di essere rimasto nello stesso punto di prima, infatti lo spaventapasseri lo aveva bloccato con un grosso palo. Con un dito ligneo e scarno sfilò gli occhiali del bambino  e li mise sui suoi bottoni, poi spalancò la cucitura che formava la bocca facendo saltare un punto di sutura dopo l’altro. Michael riuscì a stento a liberarsi dalla sua presa e riprese a correre chiedendo aiuto, inseguito da alcuni corvi che erano usciti dalla bocca dello spaventapasseri. Corse e corse per quelli che sembravano ore senza trovare nessuno…solo il solito sentiero ed il solito grano. Shara vide passare il suo amico ad un paio di metri da lei…ma dalla sua bocca non usciva nessun suono. Era un sogno…doveva essere un sogno. Pensò. Poi una miriade di formiche uscirono dalle taschine dei suoi pantaloni oramai sporchi di terra rossiccia. Cominciò a scacciarle una ad una fino a quando non si accorse che quelle formiche stavano crescendo…adesso avevano le dimensioni di un cane ed erano diventate anche più pesanti. Cominciò a gattonare per raggiungere l’uscita ricoperta da quelle formiche gigantesche, ma si fermò quando andò a sbattere contro Michael che immobile  guardava la recinsione e Walter che stava cercando l’apertura da cui erano entrati. Walter  non era più lui. Il bambino che  era entrato adesso dimostrava almeno ottanta anni. I vestiti piccoli e strappati sembravano totalmente inadeguati e fuorimisura per quello che ora era un vecchio. “Ragazzi”…disse “chè stà succedendo? Perché mi guardate così?” balbettò. Poi vide i due bambini sollevarsi da terra di alcuni centimetri come se la brezza del vento fosse in grado di farli volare, cominciarono a vorticare su loro stessi fino a creare strane forme geometriche all’interno del campo. Questo strano vortice risucchiò anche Walter, che nel frattempo aveva ripreso le sembianze  del bambino che era. Ed i tre bambini giravano, giravano, giravano e tra loro anche molte spighe strappate, polvere marroncina, mosche e ramoscelli secchi. Poi all’interno del vortice alcune tavole di legno si unirono a formare una porta che, aprendosi, risucchiò tutti e tre i bambini facendoli ricadere a terra pesantemente. Nessuno si fece male, e Walter sollevò di peso gli altri due. “Correte!!!” gridò. “Andiamo”! Anche Shara aveva ripreso il possesso della sua voce anche se adesso suonava cupa e rallentata. Le sue trecce si allungavano ad ogni passo e Michael cercò si sorreggerle per facilitare la loro fuga. Walter strappava le spighe con ogni cosa, con le mani, con i denti e perfino a pugni pur di trovare l’apertura nella recinsione. Michael si accorse perfino di avere una gamba in più, e si meravigliò di quanto potesse correre veloce. Poi il riflesso del sole sul metallo della recinsione fece tirare al gruppo un sospiro di sollievo.
Ce l’avevano fatta. Walter  usci dall’apertura senza nemmeno fermarsi, seguito dagli altri due. Tutto era tornato normale ma, senza mai voltarsi nemmeno una volta, continuarono a correre fino a casa.. Non notarono nemmeno la macchina scura parcheggiata vicino alla strada. Al suo interno due uomini con spessi occhiali da sole seguirono tutta la vicenda. “Questo non farà piacere al boss….”disse uno di loro.  Poi scrisse su un taccuino“…la durata dell’allucinogeno che stiamo producendo è troppo breve. Forse la propagazione aerea e la mistura con il grano non sono ottimali. Per essere messa sul mercato questa droga deve essere modificata”.  Poi chiuse seccato, e si accese una sigaretta.

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