Colonna sonora: "Luci' fer, you got some ' splainin' to do!" di Jay Gruska
Quel
campo recintato era sempre stato una meta ambiziosa per i bambini di quel
piccolo paesino di provincia. Una volta era tutto aperto, ed il massimo che
potevano incontrarci era qualche contadinotto infastidito dalla loro presenza.
Ma ora era diverso. Da quando quel campo era stato comprato da una
multinazionale semisconosciuta che aveva recintato tutto con alti recinti metallici, si susseguivano le
storie e le leggende più disparate. Quando i tre bambini, poco più che undicenni, trovarono
quell’apertura nella rete che sembrava quasi invitarli ad entrare, non ci
misero molto a decidere di addentrarsi in quel campo di grano misterioso. Era
una splendida giornata di sole di luglio e le spighe di grano sovrastavano in
altezza tutti e tre di almeno un metro. Il bambino che apriva la piccola fila,
Walter, era quello un po’ più grande degli altri due, poi seguiva Shara, una
bambina sempre sorridente con due lunghe trecce biondo oro. Infine c’era
Michael, l’intellettuale del gruppo, con una notevole parlantina per la sua età
ed un paio di occhiali spessi ad ingrandirgli gli occhi. “Secondo me era meglio
non entrare…” bisbigliò Michael. “Fifone!” tuono Walter “Cosa vuoi che ci sia
di così spaventoso in un campo di grano!” Rispose spavaldo, ma in realtà non
era per niente convinto; soprattutto quando una grossa ombra a forma di croce
si stagliò sul terriccio tra le spighe. I tre si fermarono ed alzarono la testa
all’unisono abbagliati dal sole. Un grosso spaventapasseri stava lì. Immobile.
A fare da guardia in quei metri di grano. Non c’erano corvi ed i suoi occhi di
bottoni sembrava fissassero proprio il gruppo. Nessuno dei tre disse niente;
rimasero solamente immobili a fissare quell’ammasso di paglia, stracci e rami
secchi. Poi accadde. Accadde davvero. Lo spaventapasseri ruotò velocemente la
testa e allungò una delle sue pseudobraccia verso i bambini cercando di
afferrarli. I tre fuggirono a gambe levate urlando, facendosi strada tra le
spighe per ritrovare l’uscita da quel campo convinti che quello spaventapasseri
fosse sceso e stesse correndo dietro di loro. Troppo tardi si resero conto di
essere da soli. Walter adesso non era più tanto spavaldo e sicuro. “Dove
siete??” Gridò. Ma non ottenne nessuna risposta. Shara invece lo aveva sentito
ma per il fiatone della corsa non riusciva a rispondergli. Dovevano essersi
divisi di alcuni metri, ma tra tutte quelle righe giallo oro prodotte dal grano
sembravano chilometri. Michael era rimasto più indietro di tutti e solo quando
smise di correre si accorse di essere solo e di essere rimasto nello stesso
punto di prima, infatti lo spaventapasseri lo aveva bloccato con un grosso
palo. Con un dito ligneo e scarno sfilò gli occhiali del bambino e li mise sui suoi bottoni, poi spalancò la
cucitura che formava la bocca facendo saltare un punto di sutura dopo l’altro.
Michael riuscì a stento a liberarsi dalla sua presa e riprese a correre
chiedendo aiuto, inseguito da alcuni corvi che erano usciti dalla bocca dello
spaventapasseri. Corse e corse per quelli che sembravano ore senza trovare
nessuno…solo il solito sentiero ed il solito grano. Shara vide passare il suo
amico ad un paio di metri da lei…ma dalla sua bocca non usciva nessun suono.
Era un sogno…doveva essere un sogno. Pensò. Poi una miriade di formiche uscirono
dalle taschine dei suoi pantaloni oramai sporchi di terra rossiccia. Cominciò a
scacciarle una ad una fino a quando non si accorse che quelle formiche stavano
crescendo…adesso avevano le dimensioni di un cane ed erano diventate anche più
pesanti. Cominciò a gattonare per raggiungere l’uscita ricoperta da quelle
formiche gigantesche, ma si fermò quando andò a sbattere contro Michael che immobile
guardava la recinsione e Walter che
stava cercando l’apertura da cui erano entrati. Walter non era più lui. Il bambino che era entrato adesso dimostrava almeno ottanta
anni. I vestiti piccoli e strappati sembravano totalmente inadeguati e
fuorimisura per quello che ora era un vecchio. “Ragazzi”…disse “chè stà
succedendo? Perché mi guardate così?” balbettò. Poi vide i due bambini
sollevarsi da terra di alcuni centimetri come se la brezza del vento fosse in
grado di farli volare, cominciarono a vorticare su loro stessi fino a creare
strane forme geometriche all’interno del campo. Questo strano vortice risucchiò
anche Walter, che nel frattempo aveva ripreso le sembianze del bambino che era. Ed i tre bambini
giravano, giravano, giravano e tra loro anche molte spighe strappate, polvere
marroncina, mosche e ramoscelli secchi. Poi all’interno del vortice alcune
tavole di legno si unirono a formare una porta che, aprendosi, risucchiò tutti
e tre i bambini facendoli ricadere a terra pesantemente. Nessuno si fece male,
e Walter sollevò di peso gli altri due. “Correte!!!” gridò. “Andiamo”! Anche
Shara aveva ripreso il possesso della sua voce anche se adesso suonava cupa e
rallentata. Le sue trecce si allungavano ad ogni passo e Michael cercò si
sorreggerle per facilitare la loro fuga. Walter strappava le spighe con ogni
cosa, con le mani, con i denti e perfino a pugni pur di trovare l’apertura nella
recinsione. Michael si accorse perfino di avere una gamba in più, e si
meravigliò di quanto potesse correre veloce. Poi il riflesso del sole sul
metallo della recinsione fece tirare al gruppo un sospiro di sollievo.
Ce
l’avevano fatta. Walter usci dall’apertura
senza nemmeno fermarsi, seguito dagli altri due. Tutto era tornato normale ma,
senza mai voltarsi nemmeno una volta, continuarono a correre fino a casa.. Non
notarono nemmeno la macchina scura parcheggiata vicino alla strada. Al suo
interno due uomini con spessi occhiali da sole seguirono tutta la vicenda. “Questo
non farà piacere al boss….”disse uno di loro. Poi scrisse su un taccuino“…la durata
dell’allucinogeno che stiamo producendo è troppo breve. Forse la propagazione
aerea e la mistura con il grano non sono ottimali. Per essere messa sul mercato
questa droga deve essere modificata”.
Poi chiuse seccato, e si accese una sigaretta.
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