Colonna Sonora: Babylon, di Jeff Beal
Dopo
20 anni passati in un freak circus itinerante, Boldo Copper prese la decisione
della sua vita. Una notte prese le sue cose e si allontanò senza dire niente a
nessuno, scomparendo nella nebbia illuminata solamente da alcuni lampioni
difettosi. Si era incamminato lungo una strada secondaria di periferia quando una pagina di un giornale
strappato, trasportata da un alito di vento si andò a posare sul suo piede. Non
poté fare a meno di leggere il trafiletto che riportava a caratteri belli
grandi l’inserzione di un medico chirurgo. Era un segno. Doveva essere un segno.
La fuga. Il giornale. Prese il giornale e lo portò con sé. Dopo una settimana
era disteso su un lettino di una sala operatoria, pronto per diventare un uomo
normale. Quando il dottore sollevò il camice che ricopriva Boldo, non poté
evitare di rimanere sorpreso. Boldo aveva un gemello siamese non sviluppato
attaccato all’addome. Un piccolo corpicino macrocefalo che emergeva dalla vita
e continuava nascosto sotto i vestiti del gemello. Per anni lo aveva mostrato
al pubblico. Adesso era l’ora di cambiare e diventare un Boldo qualunque. La
mascherina dell’anestetico era già sul volto ed il conto alla rovescia era già
quasi al termine. Boldo era nel mondo dei sogni.
Boldo era in una camera di un
motel da 15 dollari a notte, quando il rumore della finestra che si chiudeva lo
fece sobbalzare svegliandolo. Provò ad accendere la luce senza riuscirci, provò
allora la vecchia abatjour polverosa ricoperta di stoffa rossa ed al terzo
tentativo si accese. Il suo gemello rimosso era lì, sul pavimento della camera
che si trascinava a terra senza le gambe, con un balzo saltò sul letto dove
Boldo, impietrito, non riusciva nemmeno a muoversi. “Pensavi di liberarti di me
così facilmente?” disse con una vocina stridula “per anni tu e quegli altri
mostri mi avete esibito, mi avete sfruttato…e adesso tu vuoi liberarti di me
così? Non sei niente senza di me! E per questo pagherete tutti!” con un balzo
saltò verso il volto di Boldo, poi il buio.
Quando Boldo si svegliò di nuovo,
era in una camera dell’ospedale con il dottore che lo aveva operato che gli
diceva che l’operazione era andata a buon fine. Boldo abbassò le coperte e si
commosse a vedere il suo addome piatto, libero dal gemello mai nato. Era stato
solo un brutto sogno. Indotto dall’anestetico.
Prese una camera in un motel in periferia
in attesa di trovare un nuovo scopo alla sua vita. Ma ben presto si rese conto
che era più difficile previsto: vivere come un mostro in fondo gli dava uno
scopo…se solo non avesse trascorso l’ottanta per cento della sua vita rinchiuso
in un camper forse ora sarebbe diverso. Ma i suoi pensieri durarono pochissimo.
Il tempo di trovare sotto la porta della sua stanza un ritaglio di giornale che
riportava la notizia della morte della Donna Barbuta del circo dei freeks.
Sull’altro lato una striscia di nastro adesivo teneva incollati alla pagina
alcuni peli marroni. Boldo conosceva bene quei peli. Erano proprio quelli di
Leila. La donna barbuta. IL giorno dopo qualcosa picchiò contro la sua finestra
attirando la sua attenzione. Uscì di corsa solo per trovare una pallina rossa
vicino ad un bidone della spazzatura. La raccolse e subito si accorse che
quella non era una pallina, ma un naso di gomma di un clown. Ed al suo interno,
bhè…c’era un naso. Gettò tutto nel cassonetto e mentre si puliva le mani macchiate
di sangue scorse sul marciapiede delle impronte rosse di piccole manine,
seguite da una scia continua.
Forse non era un sogno. Il
gemello stava mettendo in atto il suo piano di giustizia perversa. No, era
troppo assurdo per essere vero. Erano solo coincidenze. O almeno così se lo
ripeteva per autoconvincersi. Il giorno successivo un poliziotto bussò alla sua
porta. Chiedeva informazioni riguardo al circo dei freeks di cui anche lui
faceva parte. Gli disse che lui era l’unico sopravvissuto. Lelia, il clown, ma
c’era ancora Frederik il lanciatore di coltelli senza braccia…. Ma niente. IL
poliziotto gli disse che oltre a la donna barbuta e al clown, anche Fredrik era
stato ucciso quella notte stessa ed il caravan era stato dato alle fiamme.
Ovviamente lui era il sospetto principale. Come avrebbe spiegato la storia del
gemello? Fece entrare il poliziotto nella stanza e lo fece accomodare su un
piccolo divano; solo allora Boldo si accorse che un coltello insanguinato era
piantato sopra il tavolino da fumo. Il gemello stava facendosi giustizia. Anche
il poliziotto lo vide e si voltò verso Boldo. Troppo tardi però. Le mani
dell’uomo erano già intorno al collo del poliziotto che finì rantolante a terra
privo di vita e viola in faccia. Strangolamento, dirà il referto. Boldo guardò
il suo riflesso nello specchio, ma non vide la sua immagine. Dietro lo specchio
c’era il suo gemello perverso. “Giustizia è fatta. Siamo liberi adesso”.
Poi prese le sue cose e si allontanò
senza dire niente a nessuno, scomparendo nella nebbia illuminata solamente da
alcuni lampioni difettosi.
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