La storia narra di un fabbro rinomato per la sua fama di illustre
forgiatore di armi molto potenti. Costui era talmente famoso da
forgiare armi anche per i più nobili Samurai della regione, essendo
in quei tempi scoppiata una feroce guerra. Il suo grande obiettivo
era quello di creare una spada perfetta, nata per distruggere e per
non essere distrutta, una Katana leggendaria, che sarebbe stata
tramandata per generazioni. Essa fu forgiata secondo una tecnica
innovativa, che consisteva nella sovrapposizione di più strati di
metallo, battuti in una sola lama, in modo tale da conferire alla
spada una resistenza eccezionale anche sotto l'urto di colpi talmente
forti da risultare letali per altre spade. Lunghissima e maneggevole,
con la tipica elsa circolare propria delle spade dei Samurai, divenne
un mito per coloro che la maneggiavano, riuscendo a perforare anche
le più coriacee tra le armature. Tuttavia, quando tutte le guerre
tra i feudi cessarono e l'ordine dei Samurai andò estinguendosi, la
Spada Masamune tornò nelle mani della famiglia del fabbro che
l'aveva creata, dopo aver conquistato il titolo di "Katana
Divina". Al giorno d'oggi non si sa più nulla di quella Spada
che ha reso invincibili molti Samurai: alcune voci dicono che i
posteri di quel grande fabbro, padre dell'arma, ne detengano ancora
il possesso e tolgano al mondo la visione della spada, in quanto
avrebbe la capacità di tagliare addirittura la luce, rendendosi così
invisibile.
Come si può leggere dagli appunti sul diario del professore Icaro De Benedettis, la spada in realtà è stata rubata alla
famiglia, e ritrovata in un tempio vicino a Twang Pei nel 1940. Quando De Benedettis tagliò trenta centimetri della sua lama originale, perse la capacità di
tagliare la luce. Per questo ad oggi risulta visibile.
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