giovedì 4 aprile 2013

La triste storia di Boldo.




 Colonna Sonora: Babylon, di Jeff Beal

Dopo 20 anni passati in un freak circus itinerante, Boldo Copper prese la decisione della sua vita. Una notte prese le sue cose e si allontanò senza dire niente a nessuno, scomparendo nella nebbia illuminata solamente da alcuni lampioni difettosi. Si era incamminato lungo una strada secondaria di periferia quando una pagina di un giornale strappato, trasportata da un alito di vento si andò a posare sul suo piede. Non poté fare a meno di leggere il trafiletto che riportava a caratteri belli grandi l’inserzione di un medico chirurgo. Era un segno. Doveva essere un segno. La fuga. Il giornale. Prese il giornale e lo portò con sé. Dopo una settimana era disteso su un lettino di una sala operatoria, pronto per diventare un uomo normale. Quando il dottore sollevò il camice che ricopriva Boldo, non poté evitare di rimanere sorpreso. Boldo aveva un gemello siamese non sviluppato attaccato all’addome. Un piccolo corpicino macrocefalo che emergeva dalla vita e continuava nascosto sotto i vestiti del gemello. Per anni lo aveva mostrato al pubblico. Adesso era l’ora di cambiare e diventare un Boldo qualunque. La mascherina dell’anestetico era già sul volto ed il conto alla rovescia era già quasi al termine. Boldo era nel mondo dei sogni.
Boldo era in una camera di un motel da 15 dollari a notte, quando il rumore della finestra che si chiudeva lo fece sobbalzare svegliandolo. Provò ad accendere la luce senza riuscirci, provò allora la vecchia abatjour polverosa ricoperta di stoffa rossa ed al terzo tentativo si accese. Il suo gemello rimosso era lì, sul pavimento della camera che si trascinava a terra senza le gambe, con un balzo saltò sul letto dove Boldo, impietrito, non riusciva nemmeno a muoversi. “Pensavi di liberarti di me così facilmente?” disse con una vocina stridula “per anni tu e quegli altri mostri mi avete esibito, mi avete sfruttato…e adesso tu vuoi liberarti di me così? Non sei niente senza di me! E per questo pagherete tutti!” con un balzo saltò verso il volto di Boldo, poi il buio.
Quando Boldo si svegliò di nuovo, era in una camera dell’ospedale con il dottore che lo aveva operato che gli diceva che l’operazione era andata a buon fine. Boldo abbassò le coperte e si commosse a vedere il suo addome piatto, libero dal gemello mai nato. Era stato solo un brutto sogno. Indotto dall’anestetico.
Prese una camera in un motel in periferia in attesa di trovare un nuovo scopo alla sua vita. Ma ben presto si rese conto che era più difficile previsto: vivere come un mostro in fondo gli dava uno scopo…se solo non avesse trascorso l’ottanta per cento della sua vita rinchiuso in un camper forse ora sarebbe diverso. Ma i suoi pensieri durarono pochissimo. Il tempo di trovare sotto la porta della sua stanza un ritaglio di giornale che riportava la notizia della morte della Donna Barbuta del circo dei freeks. Sull’altro lato una striscia di nastro adesivo teneva incollati alla pagina alcuni peli marroni. Boldo conosceva bene quei peli. Erano proprio quelli di Leila. La donna barbuta. IL giorno dopo qualcosa picchiò contro la sua finestra attirando la sua attenzione. Uscì di corsa solo per trovare una pallina rossa vicino ad un bidone della spazzatura. La raccolse e subito si accorse che quella non era una pallina, ma un naso di gomma di un clown. Ed al suo interno, bhè…c’era un naso. Gettò tutto nel cassonetto e mentre si puliva le mani macchiate di sangue scorse sul marciapiede delle impronte rosse di piccole manine, seguite da una scia continua.
Forse non era un sogno. Il gemello stava mettendo in atto il suo piano di giustizia perversa. No, era troppo assurdo per essere vero. Erano solo coincidenze. O almeno così se lo ripeteva per autoconvincersi. Il giorno successivo un poliziotto bussò alla sua porta. Chiedeva informazioni riguardo al circo dei freeks di cui anche lui faceva parte. Gli disse che lui era l’unico sopravvissuto. Lelia, il clown, ma c’era ancora Frederik il lanciatore di coltelli senza braccia…. Ma niente. IL poliziotto gli disse che oltre a la donna barbuta e al clown, anche Fredrik era stato ucciso quella notte stessa ed il caravan era stato dato alle fiamme. Ovviamente lui era il sospetto principale. Come avrebbe spiegato la storia del gemello? Fece entrare il poliziotto nella stanza e lo fece accomodare su un piccolo divano; solo allora Boldo si accorse che un coltello insanguinato era piantato sopra il tavolino da fumo. Il gemello stava facendosi giustizia. Anche il poliziotto lo vide e si voltò verso Boldo. Troppo tardi però. Le mani dell’uomo erano già intorno al collo del poliziotto che finì rantolante a terra privo di vita e viola in faccia. Strangolamento, dirà il referto. Boldo guardò il suo riflesso nello specchio, ma non vide la sua immagine. Dietro lo specchio c’era il suo gemello perverso. “Giustizia è fatta. Siamo liberi adesso”. 
Poi prese le sue cose e si allontanò senza dire niente a nessuno, scomparendo nella nebbia illuminata solamente da alcuni lampioni difettosi.

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